Bogdan Tanjevic è un’icona della pallacanestro europea, che non ha bisogno di presentazioni. Sopratutto alle nostre latitudini, essendo stato inserito nel 2016 nell’Italia Basket Hall of Fame, leader in pachina dell’Italbasket Campione d’Europa a Parigi nel 1999, senza contare lo Scudetto e la Coppa Italia vinte con l’Olimpia Milano nel 1995/96 e la caterva di titoli e riconoscimenti vinti in giro per il Vecchio Continente.

Attualmente, Tanjevic riveste l’incarico di direttore tecnico delle nazionali italiane e, dalle colonne del Mattino, ha nuovamente criticato l’attuale situazione del basket nostrano, reo di esser zeppo di stranieri, non concedendo spazio e fiducia ai giovani italiani. “Largo ai giovani. Troppi stranieri in campo non danno la possibilità a tanti giocatori italiani di mettersi in luce, non riuscendo a trovare gli spazi e le opportunità che per doti e qualità meriterebbero“, ha tuonato il 71enne serbo.

Questi giocatori stranieri, soprattutto americani, vengono qui e delle volte nemmeno concludono la stagione. I club sganciano soldoni, spesso a vuoto. Questi giocatori passano sui nostri parquet come delle meteore. Magari fanno anche spettacolo, lo ammetto. Ma la bellezza del basket, del nostro basket ha un significato diverso“, ha aggiunto Tanjevic.

Il nativo di Pljevlja sottolinea le differenze rispetto all’epoca migliore del nostro basket: “Prima gli stranieri restavano almeno due-tre anni, e la gente si affezionava alla squadra, che cresceva sotto i loro occhi. Si creava quell’intesa, fuori e dentro il campo, che diventava trascinante. E il tutto fungeva di esempio per i più giovani, che si affacciavano a questo sport. Quando prima si giocava con soli due stranieri la serie A era la migliore. Bisogna credere di più nei giocatori italiani e concedere maggiori minuti in campo“.