Da qualche tempo, dopo lo stop definitivo ai campionati causa pandemia da COVID-19, da più parti si sta levando la richiesta di fare un passo indietro nel basket italiano, lasciando il professionismo (adottato dal 9 luglio 1994) e tornando ad un regime dilettantistico.

Negli ultimi giorni Umberto Gandini, presidente di LBA, ha rivelato che ci sono ragionamenti in corso circa questa proposta, chiedendo anche al ministro per le politiche giovanili e lo sport Spadafora di rifletterci su. In controtendenza ecco le parole di Gianni Petrucci, presidente Fip, interpellato da La Stampa.

Non penso ci sia davvero la volontà di abbandonare il professionismo” – commenta – “Da un lato essere professionisti vuol dire sicuramente pagare più tasse, ma dall’altro garantisce anche una certa importanza di fronte allo Stato“.

Petrucci, quindi, spinge per la creazione di un campionato giovanile, stile quello esistente ad esempio nel calcio: “Dopo che avremo le iscrizioni dei club di Serie A e di Serie A2 con il pronunciamento del Comtec, ho intenzione di parlare con i proprietari dei club riguardo una riforma dei campionati giovanili. Mi piacerebbe una sorta di Campionato Primavera, magari organizzato dalla Lega“.

Petrucci non si sottrae anche ad un altro argomento ‘caldo’, quello del numero di stranieri nei roster: “Credo si possa cambiare qualcosa nel sistema e anche parlare di squadre con meno giocatori italiani. Ciò però dovrebbe essere compensato da altre squadre che invece ne avrebbero di più. E comunque, la quota complessiva dovrebbe rimanere inalterata“.