Nell’immaginario collettivo italiano il basket ha da molti decenni assunto una posizione importante, arrivando ad essere uno degli sport più praticati in assoluto. Sia nei campi all’aria aperta sia nelle palestre delle scuole, l’amore per la palla a spicchi si è andato diffondendo in tutto lo Stivale. La conseguenza di questa grande passione è stata quindi lo sviluppo di una cultura cestistica di rilievo in tutto il paese, con la nazionale come grande riflesso della stessa. In particolare, nel periodo più recente, vi è stata una squadra a far battere i cuori degli appassionati italiani di questo sport grazie a una serie di partite memorabili e a delle vittorie di altissimo livello in campionati di rilievo. Stiamo parlando dell’Italia allenata prima da Bogdan Tanjević e poi da Carlo Recalcati, che può essere definita come la nazionale azzurra più bella di sempre, una squadra che veniva trascinata da uno dei migliori tecnici nostrani, che ha deciso da poco di ritirarsi. La recente uscita di scena del vincente tecnico milanese è dunque una scusa perfetta per ritornare su quanto di buono abbia fatto alla guida della nazionale italiana, che in quegli anni vide alternarsi una serie di fenomeni dei quali oggi si sente molto la mancanza.

L’oro europeo del 1999

Due anni prima in quel di Barcellona, l’Italia di Ettore Messina aveva conquistato un ottimo secondo posto, il che fu il preludio della spedizione vincente del 1999. In quell’occasione la nazione ospitante era la Francia, che doveva ancora iniziare i primi passi che l’avrebbero portata ai successi attuali, come ad esempio l’europeo del 2013. L’arrivo di Boscia Tanjević sulla panchina italiana diede una ventata d’aria nuova e portò una certa effervescenza nel gioco. Il tecnico montenegrino, un vero e proprio guru del basket, riuscì ad infondere fiducia nei propri mezzi a tutti i suoi giocatori, tra i quali spiccavano Gregor Fučka, che poi sarebbe stato MVP della competizione, e Carlton Myers. Dopo essere finita seconda nel girone, l’Italia diede inizio a una serie di prestazioni incoraggianti che iniziarono con la strepitosa vittoria sulla Russia. La grande semifinale contro la Jugoslavia di Dejan Bodiroga, uno dei migliori giocatori di basket europei di sempre, fu l’impresa più grande di quel gruppo. In quell’occasione i 17 punti di Fučka e i 16 di Andrea Meneghin furono decisivi per avere la meglio sui balcanici, ai quali non bastò la doppia doppia di Bodiroga (17 punti e 13 rimbalzi). Il tutto sembrava pronto per concretizzare il lavoro fatto in finale contro la Spagna, e così fu. La compagine di Tanjević ebbe la ragione degli iberici dopo una partita piuttosto equilibrata nella quale nessun cestista si distinse per aver messo a segno un enorme numero di punti. Il trionfo, infatti, fu la coronazione di un eccellente lavoro di gruppo da parte degli azzurri, nonostante vada segnalata la grande prestazione di Fučka in zona pitturata con ben 10 rimbalzi. Il pivot di origine slovena, che avrebbe fatto la storia della nazionale azzurra, aveva iniziato la sua travolgente carriera in Serie A con l’Olimpia Milano, oggi conosciuta come Armani e attuale favorita per la vittoria del campionato italiano secondo le scommesse di Betway con una quota di 1,25 l’11 dicembre. Eppure, nonostante quello fosse l’ultimo oro italiano di sempre, due altre spedizioni sarebbero rimaste nella storia del basket azzurro che all’epoca vestiva Champion.

L’exploit del 2003 e 2004

L’europeo del 2003, nel quale l’Italia giocava da campione in carica, si giocò in Svezia. L’Italia allenata da Carlo Recalcati non poteva contare più né su Myers né su Fučka, né tantomeno su Gianmarco Pozzecco, l’elemento più elettrico a disposizione e attuale allenatore della Fortitudo Bologna. La Lituania si rivelò uno schiacciasassi impossibile da abbattere, soprattutto per le eccellenti prestazioni di Šarūnas Jasikevičius, il suo uomo chiave. L’Italia, dal canto suo, veniva da una qualificazione stentata dopo aver finito il suo girone al terzo posto, ma la grande prestazione ai quarti di finale contro la Grecia, nella quale un monumentale Giacomo Galanda si prese la squadra sulle spalle, diede fiducia agli uomini di Recalcati. Il terzo posto finale nella “finalina” contro la Francia non fu soltanto una vittoria soddisfacente ma anche il lasciapassare automatico per le Olimpiadi del 2004. L’anno successivo, con un Pozzecco tornato finalmente in squadra, l’Italia era una squadra davvero completa. Gianluca Basile e Matteo Soragna erano nel loro momento migliore, mentre membri storici come Galanda, Marconato e lo stesso Pozzecco davano quel qualcosa in più per tentare l’impresa. Quest’ultima arrivò in una storica semifinale contro la Lituania, una delle squadre più forti in assoluto. Dopo un inizio stentato, gli azzurri presero le misure agli avversari e la pioggia di canestri da tre di Gianluca Basile e uno scatenato Matteo Soragna fece capire a tutti che il miracolo era possibile. Dopo una serie di andirivieni da parte di entrambe le squadre, che si alternavano nella posizione di vantaggio, nel finale gli azzurri esplosero senza lasciare più scampo ai baltici, i quali ricorderanno per sempre quella storica sconfitta. Tuttavia, le energie spese in quella partita avrebbero influenzato la finalissima contro l’Argentina di Scola e Ginobili, che si impose con un netto 84 a 69. Eppure, i capitoli più belli della nazionale italiana di basket erano stati scritti con grida di gioia e di entusiasmo. Ora non resta che sperare in un altro exploit della nostra nazionale per riempire ancora una volta i palazzetti e ispirare i nuovi talenti.