L’Olimpia Milano è pronta a lanciarsi nei Playoff 2019, dove affronterà ai quarti di finale la Sidigas Avellino. La squadra meneghina è chiamata a confermare il pronostico e a cucirsi sul petto un altro scudetto, dopo i fallimenti in EuroLeague ed, ancor prima, anche nelle Final Eight di Coppa Italia.

Intervistato dal duo Daniele Dallera e Roberto De Ponti, del Corriere della Sera, coach Pianigiani ha risposto a molte domande, in primis negando di essere un allenatore che non valorizza i giocatori italiani presenti nel roster dell’Olimpia. “Lo smentisco categoricamente. Fino a che eravamo in EuroLeague, Della Valle ha giocato 20 minuti a partita in campionato; a Milano, non in una squadretta”,  spiega Pianigiani.

Fontecchio, a sua volta, ne ha giocati 14. Quindici minuti a Milano sono 15 minuti di sostanza. Pensate a Bertans, che giocava meno ed è andato in Nba. Per i miei scudetti a Siena sono stati determinanti Carraretto e Ress, che pure giocavano poco” – aggiunge – “Noi abbiamo un roster molto lungo. Faccio un esempio: se tu giochi nella Juventus sai che puoi stare fuori mesi; ma quando entri devi farti trovare pronto, come Bernardeschi con l’Atletico Madrid“.

Il rapporto con Livio Proli, secondo l’head coach, è davvero ottimo: “Chi allena non può più essere il domatore da circo, ma è inserito in un contesto molto più ampio. E la figura del manager che sta sopra è fondamentale. Io ho bisogno di sentirmi aziendalista, cogliere la chiarezza del progetto e di chi lo persegue ogni giorno. Incertezze sul suo possibile addio a fine stagione? Nessuna“.

Il focus, quindi, passa sulla squadra: “Difensivamente stiamo provando ad applicarci. Subiamo ancora troppi punti per due motivi principalmente, ovvero concediamo troppi rimbalzi in attacco e lasciamo troppo spazio al contropiede avversario. Diamo troppo spesso un calcio al famoso secchio del latte. James? Al suo rientro sarà ancora più forte. E’ incredibile come si possa criticare un giocatore come lui. E’ il nostro passaporto per l’EuroLeague“.