Palestrina, in un’intervista in esclusiva Simone Rischia ha raccontato il suo percorso a TuttoBasket. “Ho dedicato tempo allo studio, ma non sono mai stato fermo.”

Capitano e simbolo. All’ombra del santuario della Fortuna Primigeria, Simone Rischia protegge e trascina sul campo Palestrina. Playmaker (non di nascita) e leader di una squadra prima in classifica nel girone D di Serie B. Simone è un ragazzo umile e che arriva dritto al punto. Con lui abbiamo parlato di questo periodo di pausa e del suo futuro. Lasciamo che sia lui a raccontare cosa ci ha detto.

Palestrina

Coma va la ripresa degli allenamenti? Questo periodo di pausa ti è servito in qualche modo? Ho preso questo periodo di pausa per dedicarmi ad altro come per esempio allo studio. In ogni caso non sono mai stato completamente fermo e mi sono sempre allenato, per questo fisicamente mi sento bene. Mi è mancata un po la palla quindi a livello tecnico sono un po’disorientato. Ci stiamo allenando solo singolarmente, come squadra non sappiamo niente nemmeno per il futuro.

Nemmeno se rimarrai a Palestrina? Non lo so. La mia priorità, soprattutto da capitano, è quella di rimanere. Purtroppo però non so cosa accadrà domani. Molte squadre non si iscriveranno, Palestrina probabilmente si ma tutti hanno avuto difficoltà economiche più o meno gravi. Se così dovesse essere la mia priorità è Palestrina.

C’è un po’di rammarico per aver concluso il campionato al primo posto e a +4 dalla seconda ma non essere andati avanti? Nessun rammarico, abbiamo fatto quello che potevamo fare ma sappiamo tutti che i play-off sono un’altra storia. Mancava ancora tanto lavoro per dire che avevamo vinto. Non so che quadro aspettarmi dal prossimo anno e quindi probabilmente non sarà un punto di partenza per la prossima stagione, solo una pagina chiusa.

In un’intervista, in occasione del tuo ritorno a Palestrina, hai detto: “Mi sento molto più maturo ora che ho 28 anni rispetto a due anni fa“. Oggi alle porte dei 30, è cambiato ancora qualcosa? Mi rendo conto che uno più va avanti più scopre tante sfaccettature. Sia nel gioco che fuori. Ad esempio io non nasco come playmaker ma mi sto trasformando sempre di più in un playmaker puro proprio grazie a questa maturazione. Negli ultimi anni poi sono maturato anche a livello fisico. In ogni caso so che c’è ancora tanto da lavorare ma grazie a coach Ponticello e alla mia squadra mi sento migliorato e maturato.

Cosa ci sarà dopo il basket? Domanda difficile (ride, ndr). Ho quasi finito il percorso della mia seconda laurea e mi piacerebbe rimanere nel mondo dello sport. Vorrei lavorare come professore per i bambini oppure occuparmi della parte riabilitativa a livello di malattie croniche visto che è materia della mia specialistica.

CREDITI FOTO: @ancogio; Ufficio Stampa Pallacanestro Palestrina