La Pallacanestro Colleferro è una realtà delle minors della regione Lazio, che ha concluso positivamente la sua stagione, imponendosi per due partite a zero nel Playout contro il Roma Eur, ottenendo così la salvezza. La redazione di Tuttobasket.net ha raggiunto coach Donato Avenia, per una chiacchierata dai contenuti molto interessanti e che dovrebbero spingere chi di dovere a riflettere.

Coach, partiamo dalla stretta attualità, ovvero dal Playout affrontato e vinto contro il Roma Eur. Che serie è stata?

Abbiamo affrontato un avversario dall’età media molto bassa, abituato a lavorare con i più giovani e che affrontiamo ormai da anni. E dobbiamo ringraziarli, dato che hanno acconsentito di anticipare Gara-1 dalla domenica al sabato, altrimenti non avremmo avuto i giocatori. Nella prima partita, i primi due quarti sono stati alla pari; nel secondo tempo, il Roma Eur non ha praticamente mai fatto canestro, e noi ne abbiamo approfittato. La seconda partita è stata più difficile e tirata, tanto che ad un certo punto non ci speravo nemmeno più. E’ chiaro che quando in campo ci sono due squadre dove il più ‘vecchio’ è del ’97, è normale che l’esperienza per gestire certe situazioni non abbondi. Alla fine, comunque, è andata bene e siamo riusciti a portare a termine anche questa stagione. Oggi come oggi, è già un successo riuscire a finirli i campionati“.

Cosa significa per la Pallacanestro Colleferro questa salvezza?

Significa poter dare continuità al lavoro di tutta una stagione, nella quale siamo riusciti a far giocare i nostri giovani, anche con l’aiuto di Valmontone, che ci ha fornito dei giocatori. Da soli non potremmo farcela, non avendo né i numeri né gli strumenti finanziari. Per dire, in C Silver, per tesserare un giocatore ci vogliono 1.250 euro, e la scelta di puntare su un roster composto in gran parte di ’99 e 2000 ne è diretta conseguenza. Una scelta che ha pagato in alcuni momenti, in altri no; ma è tutto un discorso di riuscire a resistere. Nulla è più come una volta, essendo completamente cambiato il modo di intendere il basket. Se si va a pensare che in C Silver, già solo per tesserare un giocatore, bisogna sborsare quella cifra alla Federazione, e che servirebbero almeno 6-7 giocatori, se ne andrebbero più di 10.000 euro. E quante società possono permettersi una cosa del genere? E’ tutto un discorso di scelte, o di far funzionare la società o di provare a vincere le partite. Poiché la società è la mia, io voglio e spero sempre di poter far funzionare la società. Il mio sogno è quello di poter avere dai 150 ai 180 ragazzini del minibasket; purtroppo al momento siamo 40, lontanissimi da un numero congruo“.

E’ stata dunque un’annata complicata da vivere…

Sai, noi siamo tre allenatori e tutti i campionati ce li gestiamo da noi; siamo una società non a gestione familiare, di più, e ci diamo tutti una mano. Quest’anno abbiamo fatto più di 120 partite tra U20, U18, U14, C Silver, Minibasket e CSI. Il succo del discorso è quello di avere i ragazzi disponibili per giocare, ma ogni anno è sempre più difficile.  Se non giocano se ne vanno; se non si allenano e non vengono convocati, se ne vanno; se li fai allenare in modo un pò più pesante, si stancano; è difficile prenderli per il verso giusto. Vero, ci sono anche quelli che devi cacciarli dal campo, ma la verità sta sempre nel mezzo. A volte si fa tanta fatica nel mettere assieme 10 ragazzi per le trasferte; e infatti, anche con la prima squadra è capitato più volte di andare fuori casa in 8. E guardandomi attorno ho notato che anche società più grandi della nostra, con tanti ragazzini, hanno le stesse difficoltà. E’ una situazione difficile, nella quale se non ci si ferma un attimo a capire qual’è il problema, non ne veniamo fuori“.

Secondo voi, cosa si potrebbe fare?

In giro leggo di persone che vorrebbero di nuovo la commercializzazione del cartellino; altre che vorrebbero togliere i parametri; per altre ci sono troppi campionati. La realtà è che noi ogni anno svincoliamo tanti giocatori, che poi nel giro di un biennio smettono di giocare. Questi ragazzi, finché sono under vengono in un certo qual modo illusi, anche dalle società stesse; quando poi diventano senior e devono prendere il posto di gente casomai esperta ed affidabile, tutti fanno un passo indietro e dicono ‘Devi fare esperienza da un’altra parte’. Ma questa esperienza chi gliela deve far fare? La squadra che va a prendere il giocatore, ovviamente. Prima si usava dare un giovane in prestito per 2-3 anni, lasso di tempo nel quale ci potevi lavorare su, provando a farlo diventare un giocatore vero. Al giorno d’oggi, invece, i ragazzi perdono anni di allenamenti, oppure vengono mandati in società di Serie D o Serie C; ma quante di queste si allenano seriamente?

A mio parere, o si istituisce una C Silver U23 e una C Gold U25, oppure si fa in modo che il parametro, per i ragazzi svincolati dai 18 ai 23 anni, non si debba pagare. Così si potrebbe dare un’opportunità a questi ragazzi di giocare, di trovare un minimo di spazio. Un esempio: in Serie B, ipotizziamo che una società voglia prendere in squadra 7 o anche 8 senior; sono all’incirca 45 mila euro che se ne vanno, e che potrebbero essere reinvestiti in altri settori, tra i quali ovviamente i giovani. Sono ormai una decina d’anni che c’è il parametro, e non mi pare abbia fatto chissà quali miracoli“.

Un lasso di tempo, quindi, adatto per tracciare un bilancio sul ‘parametro’.

Difficile da dire. In generale, ha portato benefici, ma neanche chissà quali, a chi già era abituato a lavorare con i giovani. Il punto è sempre lo stesso: se si ha un ragazzo di 18 anni e non hai una squadra dove farlo giocare, devi mandarlo da qualche parte; a questo punto devi trovare qualcuno disposto a pagare il parametro. Non è un problema di facile soluzione, e sinceramente non so di chi sia la colpa; ma di certo così non funziona. L’anno prossimo avremo tutti i ’99 che si svincoleranno, e sorgerà lo stesso problema. In giro per l’Italia sarebbe utile controllare quanti tra i ’97 e i ’98 verranno confermati dalle squadre che dovranno pagare il parametro, e quanti ragazzi smetteranno di giocare. Una volta usciti dal settore giovanile, che fine faranno questi ragazzi? In gran parte sono giocatori che faranno altro e smetteranno; e noi li perderemo.

Altro esempio: anni fa, a mio parere, il livello generale era molto più alto; oggi, paradossalmente, può capitare che ci siano squadre di Serie D più forti di non poche di Serie C; questo perché il parametro in quei campionati costa 350 euro, e non pochi ragazzi vanno a giocare lì. I problemi, comunque, sono generalizzati. Sempre parlando delle piccole realtà, da Milano a Trapani le difficoltà sono le stesse; realtà che un tempo costituivano la linfa del movimento, e che oggi sono praticamente ignorate. Ciò è ancora più vero in paragone con altri sport di squadra. Nel rugby, la Federazione aiuta le società in caso di trasferte lunghe; nel basket devi praticamente vedertela da solo“.

Concludiamo con uno sguardo ai Playoff di C Silver. Quali sono le vostre favorite?

Tra le squadre rimaste, credo siano bene o male rimaste tutte quelle indicate alla vigilia come le migliori. Nel nostro girone, le due squadre che hanno partecipato ai Playout hanno vinto 2-0; di quelle che hanno partecipato al primo turno di Playoff, hanno passato il turno in cinque; il tutto segno della competitività del nostro raggruppamento (il Girone B, ndr). Oggettivamente, penso che Albano sia la più forte, la favorita numero uno; sono costruiti per vincere, giocano insieme da anni e hanno tanta esperienza. Ancora, possono fare bene anche squadre come Carver e Nomen Angels, che giocano bene e sono ben allenate. Poi c’è la Lazio, che ha concluso al 7° posto il campionato, ma ha fatto fuori le Stelle Marine al primo turno; sono una squadra molto giovane, che può contare su tanti ragazzi che fanno il doppio campionato. Penso possano essere la sorpresa. Riguardo all’altro girone, direi che la migliore sia il Vigna Pia, che vanta un’ottimo gruppo. In generale, comunque, è ancora lunga la strada; e si sa, ai Playoff comincia praticamente un cammino a sé rispetto alla stagione regolare“.

Ringraziamo la Pallacanestro Colleferro e Donato Avenia per la collaborazione.