Mattia Giannini è uno dei giocatori più in vista del basket romano e laziale. Classe 1986, è stato in grado di vincere per ben due volte consecutive il riconoscimento di MVP del campionato (2016/17 e 2017/18). Dopo anni di militanza nella San Paolo Ostiense, con la quale ha percorso tutta la trafila delle giovanili, per poi difenderne i colori dal 2009/10 al 2017/18, ed un’avventura nella scorsa stagione alla Fortitudo Roma, quest’anno Mattia ha disputato il campionato di C Gold Lazio, poi interrotto per le note vicissitudini legate al COVID-19, con la maglia della Petriana Roma.

Innanzitutto come stai e come hai trascorso il periodo di lockdown?
Sto bene, ho ripreso i miei ritmi regolari fatta eccezione per il basket che è l’unica cosa che mi manca e anche parecchio. Ho approfittato del lockdown per dedicarmi a tutte quelle cose che a regime “normale” trascuravo un po’: ho letto i libri che avevo in arretrato, mi sono messo in pari con le serie tv e ho fatto qualche esperimento in cucina“.

Che pensiero ti sei fatto sulla scelta di annullare definitivamente la stagione?
Purtroppo era inevitabile. Soprattutto noi nelle minors non abbiamo la capacità di fare controlli a tappeto e per quanto dolorosa la trovo la decisione che andava presa. Alla fine sono stati sospesi campionati ben più importanti della C Gold, al momento non si sa nemmeno come e quando ripartirà l’NBA. L’ho metabolizzata ormai perché ho un timore più grande: quello che non si riparta a fine agosto come ogni anno. Non so se reggerei tutta questa astinenza da basket!“.

Che stagione è stata per te, a livello personale, e per la Petriana Roma?
Una stagione esaltante, quando si lotta per il primo posto non può essere altrimenti. Ricordo ancora i pensieri negativi dopo le prime due giornate di campionato perse entrambe, invece poi è scattato qualcosa. Si è creata un’ottima alchimia tra i tre senior (io, Rossetti e Di Bello) e i ragazzi più giovani e in questo è stato molto bravo lo staff tecnico a farci lavorare senza pressione. Poi si sa, vincere aiuta a vincere e fino alla sospensione del campionato abbiamo fatto un gran lavoro con alcune partite veramente da incorniciare. Personalmente sono contento della scelta che ho fatto, la Petriana è una bella realtà e ha dimostrato sin da subito di credere in me affidandomi il ruolo di capitano. Mi piace essere utile in mezzo al campo ed essere d’esempio per i ragazzi più giovani“.

Sei una persona scaramantica? Hai qualche rito particolare pre partita?
Ovviamente! Come tutti gli sportivi immagino. Ho la mia routine pre partita che è sempre uguale da anni. La prima che mi viene in mente è quella di allacciarmi le scarpe solo dopo essere uscito dallo spogliatoio e aver messo piede in campo. Ce ne sono tante altre, ma non vorrei che dicendole perdano il loro “potere”“.

 

Mattia Giannini al tiro (foto da: Elena Russo)

 

La tua prestazione migliore in carriera e l’emozione più bella provata sul parquet.
La prestazione migliore è di qualche anno fa ormai. Avevo 21 anni, dopo una stagione in B2 alla Stella Azzurra ho iniziato l’anno successivo in C2 al San Paolo, la squadra in cui sono cresciuto, per un mese prima di ripartire e andare in B2 in Toscana, a Montevarchi. Alla prima di campionato segnai 40 punti, di cui 34 nel primo tempo, non giocando l’ultimo quarto, se no chissà. Scendendo di due categorie mi sembrava che gli altri andassero alla metà.
L’emozione più bella è stata senza dubbio due anni fa in maglia San Paolo. La bomba allo scadere in gara 3 dei quarti di finale dei playoff contro Grottaferrata. Decidere una partita e una serie così, sul campo di casa con un palazzetto strapieno è stato un qualcosa di incredibile“.

Che progetti hai per il prossimo futuro?
Sicuramente continuare a giocare nella speranza di poter riprendere il prima possibile. Mi piacerebbe proseguire il percorso iniziato quest’anno con i miei compagni, ci è rimasto questo senso di incompiuto e speriamo tutti di dare un epilogo al nostro viaggio. Guardando più in là già so che farò fatica a stare lontano da questo mondo. Mi ha sempre affascinato un ruolo dirigenziale, forse perché da piccolo seguivo mio padre che lo faceva. Mi vedo più fuori dal campo che sulla panchina. Mi prenderò del tempo per studiare e provare a vedere se riesco a conciliarlo con il mio lavoro“.

Chiusura col botto: un pensiero su The Last Dance.
Per chi ama questo sport, per chi ha vissuto gli anni ’90, per chi è cresciuto nel mito di Michael Jordan, credo sia stato un capolavoro da ammirare in religioso silenzio. Ho letto qualche critica, alcune forse anche pertinenti (penso a come ne esce Jerry Krause per esempio), ma in generale l’ho trovato un prodotto di altissima qualità. Ne servirebbero di più di documentari del genere, ho tantissimi amici lontani dal mondo del basket che sono rimasti estasiati, sarebbe un modo ulteriore per farli appassionare a questo meraviglioso sport“.

Si ringrazia per la cortesia e la disponibilità Mattia Giannini, oltre alla società Petriana Roma.