Il basket italiano (come in generale tutto lo sport nostrano) subirà un colpo molto duro a causa della crisi provocata dalla pandemia in corso. Secondo molti, però, questa può essere anche una bella occasione per rifondare tutto e ripartire con basi più solide e sostenibili, garantendosi un futuro potenzialmente migliore.

La pensa così Carlo Recalcati, intervistato da Pietro Guerrini di Tuttosport: “Il basket ha una grande occasione per trasformarsi, costruendo il proprio futuro” – sottolinea l’ex coach della Nazionale – “Il diritto sportivo non esiste per la stagione appena conclusa e bisognerebbe guardare soltanto alle condizioni di stabilità economica“.

Recalcati spiega il suo pensiero: “Quel che voglio dire è che in Serie A dovrebbero iscriversi soltanto le squadre che hanno il potenziale e che rispettano i parametri. Le altre, invece, dovrebbero partecipare a campionati che permettano, tramite una gestione oculata delle risorse, di arrivare in fondo e progettare il futuro“.

Si potrebbe anche pensare ad un blocco delle retrocessioni, sul modello del volley qualche anno fa” – propone Recalcati – “Nel senso che retrocederebbero soltanto coloro i quali sono andati in difficoltà economica, non rispettando i parametri. Le retrocessioni andrebbero legate al bilancio, ai conti meno in ordine. Come fatto in passato per i Playoff, il basket deve tornare ad essere innovativo“.

Un altro tema molto caldo è quello della possibile reintroduzione di un tetto agli stranieri. Coach Recalcati espone il suo pensiero, partendo però da un altro punto, ovvero il numero di italiani in squadra: “Da anni si è capito che l’obbligo di mettere a referto un certo numero di italiani e di giovani non produce risultati, né in Serie A né in A2 con gli under. L’idea era nata quando ero ancora coach della Nazionale, con l’intento di far venir su giocatori italiani più forti. Ma ogni progetto va verificato e, se non funziona, cambiato“.

Io sono assolutamente favorevole all’introduzione di incentivi riguardo l’utilizzo di giocatori giovani ed italiani; incentivi ancora più consistenti se il giocatore viene dal vivaio” – conclude Recalcati – “Con incentivi importanti, poi, potremmo passare al ‘liberi tutti’, nel senso che basterebbe prevedere tasse più alte in base al numero di stranieri impiegati in squadra“.