Walter De Raffaele, head coach della Reyer Venezia, ha partecipato alla diretta Instagram di Basket dalla Media, condotta da Marco Barzizza. Il 51enne livornese ha risposto alle domande degli appassionati, soffermandosi innanzitutto sulla situazione attuale creata dalla pandemia e sulle prospettive della ripartenza.

Seguendo i tanti telegiornali che parlano di coronavirus, sembra che la situazione sia in leggero miglioramento” – esordisce De Raffaele – “Sport a porte chiuse fino a fine anno? Se fosse la condizione per ripartire l’accetteremo, come abbiamo accettato tutto. Dovremo partire con distanze di sicurezza, poter usufruire della struttura, sarà tutto graduale. Noi penso ripartiremo con del lavoro individuale per poi farlo a gruppi e finire con il contatto, che è il vero punto focale della questione“.

Credo che la ripresa sarà progressiva, graduale, ma con tanto entusiasmo, serenità ed attenzione alle cose più concrete. Penso anche meno incazzati per una sconfitta e rancorosi con colleghi e stampa, che avrà un ruolo importantissimo nel vendere il prodotto, così come i social. Spero che ai buoni propositi di adesso corrispondano anche i fatti, ma il mio timore è che, una volta ripartiti, si torni esattamente quelli di prima“, prosegue il coach, che poi si mostra favorevole all’idea della Lega di una sorta di Summer League in estate: “Si, mi piace questa idea. Una sorta di precampionato preparatorio con tutte le squadre, con poi magari una mega Supercoppa“.

De Raffaele si concentra poi sulla stagione, a partire dalla vittoria in Coppa Italia. “Quella è stata l’ultima occasione nella quale abbiamo gioito con i nostri tifosi; una grande vittoria, una quattro giorni clamorosa, che però adesso sembra lontanissima. Con anche il sospetto che la manifestazione possa aver ‘aiutato’ la diffusione del virus a Pesaro e dintorni, anche se non lo sapremo mai“, commenta.

Analizzando i sette mesi di stagione fatti, devo dire che ci siamo interrotti nel nostro momento migliore, poiché eravamo arrivati alle Final Eight finalmente con un’identità ben definita, equilibri precisi e un modo di giocare fluido e chiaro in tutte le sue componenti” – continua De Raffaele – “Ovviamente non posso dire come sarebbero andate le cose nel finale di stagione. Ci sarebbe stata la roulette russa dei Playoff, ma sono convinto che avremmo potuto essere indigesti per tutti, ipotizzando di non poter arrivare nelle prime posizioni“.

Tra le varie domande poste all’head coach dei Lagunari spiccano, quindi, quella relative alle differenze tra i due scudetti e quella sul giocatore che più di ogni altro vorrebbe allenare. Riguardo la prima: “Il primo scudetto (2016/17 ndr) è stato un flash, come la prima volta che sono andato a New York, ho alzato la testa e ho visto i grattacieli. Uno scudetto vissuto tutto in apnea. Il secondo (2018/19 ndr) è stato più consapevole, una costruzione fatta all’interno della stagione, definito un piccolo capolavoro perché abbiamo avuto tanti problemi e siamo stati bravi a cambiare in corsa e risolverli. In conclusione, il primo più emozionante, il secondo più di sostanza“.

Milos Teodosic è invece il prescelto di De Raffaele: “Nel corso della stagione l’ho visto dal vivo tante volte e credo sia un genio della pallacanestro. Da mediocre playmaker di A2 quale sono stato, è un ruolo che mi stuzzica. Tutti questi giocatori di grande talento con palla in mano mi affascinano, anche quelli che vengono definiti difficili, problematici. Mi piace capire il modo di pensare dei giocatori“.