Luca Baraldi è intervenuto in diretta ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto. Il discorso dell’Amministratore Delegato della Virtus Bologna ha toccato vari punti d’attualità del nostro movimento, dalle porte chiuse all’ipotesi franchigie in stile NBA, passando per le polemiche sulla promozione di Torino e su quelle riguardanti le regole future, soprattutto dal punto di vista economico.

Il basket italiano, proprio perché tra i primi movimenti ad aver correttamente deciso di fermarsi, sta vivendo riunioni formali e informali delle società per capire come rivisitare i format e lo sport per coinvolgere sempre più appassionati” – ha esordito Baraldi – “Già il segnale di aver determinato le date di partenza della nuova stagione è chiaro e forte. Si partirà a fine settembre, con la Supercoppa italiana a fine agosto. Si crea una nuova armonia, ma anche elevata competitività già dal pre-campionato“.

Sulle porte chiuse, l’AD della Virtus sottolinea l’importanza del pubblico per le squadre: “Il basket non può esistere senza pubblico, per una questione anche tecnica: il palazzetto vuoto sarebbe un silenzio assordante e condizionerebbe anche il gesto sportivo. Poi, abbiamo già tolto metà campionato ai tifosi del basket e le squadre non hanno possibilità di incassare grosse cifre dai diritti tv. Le principali fonti d’incasso sono biglietteria e sponsor. Già questi ultimi, con un PIL previsto a -10%, avranno i loro problemi; se poi si parte anche senza pubblico, sarà impossibile creare sostenibilità. Iniziare con il distanziamento e vendendo meno biglietti non la vedo una cosa fattibile: non abbiamo stadi enormi, ma palazzetti che non possiamo riempire solo al 30-40%; non sarebbe giusto neanche per gli appassionati“.

Capitolo franchigie: “Il basket deve trovare una propria identità, diversa dal passato. Siamo professionisti in questo momento, ma solo sul profilo dei costi, non per ricavi né per sviluppo del prodotto” – spiega Baraldi – “Bisogna pensare a dare maggiore sostenibilità economica e finanziaria alle società, e questo lo si ha con l’avvicinarsi dei grandi imprenditori e la mentalità. Parlare di stile NBA è una parola grossa, ma dare valore ai grandi centri urbani italiani con delle franchigie, visto che oggi sotto la linea di Firenze troviamo soltanto Roma, Brindisi e Sassari in Sardegna. Non è il campionato italiano se manca il centro-sud, e secondo me lì ci sono imprenditori che potrebbero avvicinarsi al basket e portarlo più in alto“.

Per questo serve un progetto che garantisca continuità e solidità, magari lavorando in 2-3 anni per le franchigie suddivise in gironi, creando un blocco stile NBA, almeno provando per poi qualche anno oppure lavorando sulle cantere tipo calcio spagnolo” – aggiunge – “Noi come Virtus investiamo tantissimo sul settore giovanile; poi però arriva una qualsiasi società e te lo porta via a zero euro. Se non cambiamo troveremo sempre società molto deboli, che cercano scorciatoie per rimanere in Serie A, col titolo che viene giocato sempre tra le tre-quattro più forti“.

Baraldi dice la sua sulla querelle Torino-Ravenna: “Entrambe sono legittimate ad ambire di poter stare in Serie A. Ravenna sportivamente ha dei numeri migliori di Torino, ma quest’ultima è in vetta al ranking per determinati parametri. Credo che Ravenna meriti la A tanto quanto Torino; poi magari ci sono società come Roma che rischia di rimanere senza un azionista, o Pesaro, e sarebbe un peccato, che potrebbero creargli spazio. Chi ha investito deve poter accedere alla massima serie“.

Sulle regole future, infine, Baraldi spiega cosa non gli è piaciuto: “Innanzitutto le regole ferree sui pagamenti, e cioè che chi non ha pagato non si iscriva al prossimo campionato. C’era chi parlava di un anno sabbatico, e poi stava per essere presentato il budget per la stagione 20/21, ma in piena crisi Covid diventa difficile conoscerlo. Se dovessi redigerlo oggi, sarebbe un documento non veritiero. Inutile chiedere pareggi di bilancio per numeri finti, aspettiamo più possibile. Non ho criticato i controlli, ma il momento per introdurre certi strumenti“.