Nuova intervista in esclusiva della redazione di Tuttobasket.net, che ha avuto l’occasione e il piacere di rivolgere alcune domande ad Alfonso Campitiello, presidente di una delle realtà più consolidate del basket campano, l’Angri Pallacanestro, attualmente in Serie C Gold Campania.

 

Presidente, cominciamo dalla lunga quarantena che tutti abbiamo vissuto a causa della pandemia. Come l’avete affrontata, sia personalmente che dal punto di vista societario?

Di certo è stata un’esperienza unica per tutti, eccezionali in negativo per tanti aspetti. Sin dal primo momento abbiamo ritenuto di rispettare al massimo i protocolli, e soprattutto rispettare la drammaticità degli eventi che stavano accadendo. In tutta Italia molte famiglie hanno perso propri cari, abbiamo avuto regioni molto colpite; onestamente, lo sport è passato in secondo piano. Di fronte a certe tragedie non possiamo non restare basiti, spinti ad un’intensa riflessione, oltre che collaborativi per far si che questo maledetto virus possa essere sconfitto.

Come società, abbiamo immediatamente fermato le attività giovanili, attivandoci per consentire ai nostri ragazzi di fare ognuno ritorno presso le proprie famiglie, leggi permettendo. Avevamo intuito subito la pericolosità della situazione e resta di certo il rammarico per la grande stagione che stavamo vivendo“.

Che opinione vi siete fatto sulla scelta di annullare i campionati? Anche potendo ragionare ex post, ad ormai quasi tre mesi da quella decisione.

La Fip è fatta da uomini, da persone e, in quanto tali, vivono lo stato d’animo dettato dal momento, dalle circostanze. Io sono consigliere regionale nella Fip Campania e posso dire che abbiamo vissuto il terrore e l’incertezza, all’interno di un meccanismo nel quale noi eravamo il nulla e non eravamo a conoscenza praticamente di niente. Ci siamo trovati a gestire una grande emergenza e faccio i miei complimenti al Presidente Petrucci per la rapidità con la quale ha preso le decisioni. Opinabili chiaramente, come tutte le decisioni.

Noi però siamo stati il primo sport a fermare i campionati e, in seguito, a cristallizzarne le classifiche, ovvero non c’è stato e non ci sarà nessun vincitore. I campionati sono stati fermati sul più bello, prima delle fasi finali; eravamo tutti lì e ci aspettava un cammino ai Playoff lungo e faticoso. Peccato, ma è stato giusto fermarsi di fronte ad una tragedia di tali proporzioni; lasciamo il campo a cose più importanti“.

Riguardo invece a tutte le misure che sono state adottate (o lo verranno in futuro) per consentire alla pallacanestro italiana di ripartire?

Stiamo parlando di uno sport, la pallacanestro appunto, che ha il grado 4 (elevato, ndr) nella scala dei fattori di rischio riguardo il Coronavirus, essendoci un veicolante come il pallone. Il basket è sulla carta pericoloso più del calcio, all’opposto ad esempio del tennis, che è considerato come il meno pericoloso; sotto questo aspetto, quindi, è diciamo nell’occhio del ciclone. La Federazione, a livello nazionale, ha cercato di porre qualche vantaggio per i prossimi campionati, ad esempio spostando a giugno il pagamento della prima rata Fip, nella quale sono stati compresi soltanto i mesi di attività effettiva.

In molti hanno criticato la Federazione stessa per non aver abbassato i parametri. Io sono d’accordo con la Fip, e mi spiego. I parametri li si vede sempre dal punto di vista di chi li deve pagare, dimenticando che almeno il 90% di questi soldi vanno alle società stesse, le quali hanno coltivato il talento dei giocatori che oggi militano nei campionati di tutta Italia. Se abbassiamo i parametri, i soldi li togliamo alle società, non alla Federazione; è un po’ come il cane che si morde la coda. Diversamente, invece, si sarebbero potuti abbassare i parametri per i giocatori stranieri, incamerati dalla Federazione; ma non è stato fatto per una questione di equità, anche perché poi si finirebbe su terreni molto insidiosi.

Per il resto, è normale dire che si potrebbe fare sempre di più. Le società hanno ragione a chiedere aiuto, ma bisogna capire che il movimento è molto grande, ha tanti costi e vive soprattutto con il nostro contributo. A tal proposito, voglio sottolineare che la Federazione, con i fondi elargitigli, si prenderà l’impegno di ribaltarli totalmente sul contributo delle società stesse. Una scelta, credo, che ricadrà soprattutto sui campionati giovanili, cercando di detassarli non dico al 100% ma quasi, con l’obiettivo di dare respiro almeno per un anno. Parliamoci chiaro, si parla sempre dei campionati senior, ma l’attività più importante, in particolar modo a livello regionale, è quella giovanile“.

Passiamo alla stagione di Angri. Qual è il vostro giudizio?

Noi lo scorso anno abbiamo iniziato un percorso, assieme a coach Massimo Costagliola, teso a mutare radicalmente la nostra filosofia sportiva. Se in panchina hai un coach come lui, sai che ama lanciare e far giocare i giovani, è una vera garanzia. Posso assicurarvi che ho richieste da tanti procuratori, che vogliono mandarci i loro ragazzi; hanno visto che in sei mesi abbiamo lavorato bene. I nostri ragazzi hanno tutti richieste in Serie B, avendo disputato un ottimo campionato sotto la guida di un ottimo allenatore. Noi continueremo assolutamente su questa strada, puntando comunque a confermare lo zoccolo duro della squadra, partendo ad esempio da capitan Chiavazzo, con cui dialogheremo per cercare un’intesa.

Qualcuno andrà in Serie B e ne saremo ben felici, perché vorrà dire che abbiamo lavorato bene. Il nostro obiettivo è sempre quello: lavorare con giovani prospetti, creando il giusto mix con elementi d’esperienza e giocare il nostro campionato. Nell’ultima stagione si era creata un’amalgama molto importante, con un gruppo forte, solido e coeso, guidato in modo eccellente dal coach e, purtroppo, siamo stati fermati sul più bello. Con i se e con i ma non si fa la storia, ma con qualche infortunio in meno probabilmente avremmo avuto un cammino ancora migliore. Ma fa parte del gioco, va bene così.

Il prossimo anno proveremo a ripeterci, anche se bisogna capire bene che tipo di stagione sarà. Riallacciandomi alla domanda di prima, spero che lo Stato capisca che lo sport va aiutato dando l’opportunità alle società ed alle aziende di usufruire di un credito d’imposta per l’attività di sponsor. Così potremo rilanciare lo sport“.

Come vede il futuro dell’Angri Pallacanestro?

Il nostro focus, ripeto ancora, è sul settore giovanile. Dopo 13 anni, non posso creare una società che viva solo di momenti estemporanei. I campionati senior servono, sono importanti e danno visibilità, ma sono estemporanei. Oggi il cuore di una società dev’essere la base, la costruzione di un settore giovanile. Noi gestiamo una struttura qui ad Angri e siamo propensi a partecipare e gestire anche altre strutture, per allargare ulteriormente la nostra base, il Comune ne è a conoscenza. Vogliamo investire nella pallacanestro, eventualmente attrarre soci all’interno del gruppo, per creare una base solida sia economicamente sia dal punto di vista dei ragazzi. Siamo una piccola realtà, ma il nostro settore giovanile conta più di 150 ragazzini, suddivisi tra le varie squadre; ed è da questo che vogliamo assolutamente ripartire“.

In più occasioni ha messo in risalto le strutture della vostra società. In cosa consiste precisamente il progetto dell’Angri Pallacanestro?

Il Progetto Angri gestisce oggi una struttura, ottenuta tramite bando istituito dal Comune, che nei campi delle Minors e con meno di 1.000 posti, togliendo quello di Nocera, posso tranquillamente dire che sia un fiore all’occhiello dell’agro nocerino sarnese. Si tratta di una struttura dotata di comfort, che di anno in anno proviamo a migliorare ulteriormente, come da ultimo grazie al nostro main sponsor, Mondo Ausili, abbiamo ricevuto in dono un mega schermo, un led wall tre metri per due. Lo monteremo in questi giorni, poiché vogliamo stare al passo coi tempi.

Al giorno d’oggi la tecnologia è fondamentale per attrarre i ragazzi, siamo per l’apertura verso le nuove generazioni, tramite tutta una serie di cose che negli Stati Uniti sono diventati quotidianità venti anni fa. Oggi c’è bisogno di innovazione e di un’idea di società che segua totalmente il ragazzo nella sua crescita e che stia vicino al tifoso che viene al palazzetto e vuole tutti i comfort. Io sono un imprenditore e gestisco un’azienda; per me la pallacanestro è diventata da qualche anno quasi una gestione d’impresa. E poiché lo Stato, ormai da un po’, vede le associazioni sportive come imprese, allora dobbiamo gestirle come se fossero la nostra casa e la nostra azienda”.

 

Si ringraziano il Presidente Alfonso Campitiello e la società Angri Pallacanestro per la disponibilità.