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Un movimento in salute, che si sta riprendendo dal blocco delle attività causato dalla pandemia e pronto – nei prossimi mesi – a compiere un ulteriore salto di qualità“. Non ha dubbi Paolo Surace, numero uno della Fip Calabrese, nel tracciare l’identikit del mondo della palla spicchi regionale. “Naturalmente – continua- non mancano problemi ed aspetti sui quali lavorare con impegno. Tutte le componenti, con in testa la Fip Calabria, dovranno fare la propria parte per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi“.

A cosa si riferisce in particolare?
Dobbiamo ripartire, con rinnovato entusiasmo da dove ci siamo lasciati prima della pandemia: mi rendo conto che non è facile, perché lo stop delle attività, seppur supportato da alcune iniziative federali, ha messo tutto il movimento a durissima prova, stressato economicamente le società e allontanato alcuni praticanti. Ripartire significa in primis, con tutte le cautele che ancora il Covid ci impone,  riaprire in sicurezza le palestre e riempirle di appassionati, di bambini e bambine, ampliando la base di coloro i quali praticano questo meraviglioso sport. Il minibasket  è il presente ma soprattutto il futuro. vanno moltiplicate le iniziative nelle scuole, in piazza come abbiamo fatto dopo l’estate, cercando sempre di far comprendere ai ragazzi la bellezza di questo sport ed ai genitori il fatto che praticare la pallacanestro va nella direzione del benessere psicofisico dei propri figli. In tale direzione chiediamo, con forza e speranza agli enti di predisporre quanto dovuto per riaprire gli impianti. Lo chiediamo con speranza perché gli impianti scolastici sono, il più delle volte strutture dove si svolge attività di minibasket, attività per i più piccoli e non solo per il basket. Le palestre scolastiche possono permettere ai bambini dei quartieri di ritornare alla pratica sportiva, non è solo un ritorno sportivo ma sociale ed educativo fortissimo“.

Presidente, questa stagione è caratterizzata dalla divisione delle società sportive calabresi che partecipano alla C Gold, alcune prendono parte al girone composto in prevalenza da squadre campane, altre a quello formato in maggior numero da formazioni siciliane, la ritiene una deminutio del basket calabrese?
No, ci siamo adeguati a quello che succede nel resto d’Italia dove esistono i distretti sportivi che raggruppano realtà di più territori. Lo abbiamo fatto con un percorso condiviso con le società che hanno potuto, in assoluta libertà, associarsi all’uno o all’altro torneo. Queste squadre oggi si confrontano, anche con buoni risultati, con realtà importanti, ed i loro giovani trovano la “vetrina” di piazze prestigiose che probabilmente non li avrebbero mai visti. Del resto la C silver calabrese degli ultimi anni si era ridotta troppo. Non si poteva continuare in quella maniera. Oggi abbiamo un campionato calabrese di D appassionante ma  nulla ci vieta, se la realtà dovesse mutare, a pensare nuovamente ad un torneo di C tutto regionale“.

Parliamo ancora dei giovani: dopo due anni di blocco delle attività federali, come per esempio i Centri tecnici, si riprenderà?
Aspettiamo indicazioni precise, ma certamente si ricomincerà. Quest’anno i Centri tecnici riguarderanno i classe 2008, ma qualcosa va pensato anche per i nati nel 2006 e soprattutto per quelli nati nel 2007 che hanno saltato a piè pari un anno importantissimo. Sono occasioni fondamentali perché rimango convinto che i nostri ragazzi, anche fisicamente, non sono inferiori a nessuno: purtroppo però pagano lo scotto di non essere abituati a confrontarsi con realtà competitive. Per farli crescere dobbiamo moltiplicare le occasioni di confronto“.

Quanto manca alla Calabria una grande società o un campione di riferimento?
Tantissimo. Tutti noi ricordiamo quanto bene ha fatto al basket regionale la grande Viola. Il traino che una squadra di serie A importante può fare per l’intero movimento è incredibile. Allo stesso modo, un campione assoluto sarebbe preziosissimo perché diventerebbe un testimonial di  questo sport. Sono un ottimista e mi auguro che in futuro l’una o l’altra cosa, o addirittura entrambe, possano realizzarsi“.

Intervista a cura di Francesco Montemurro.