Tom Bialaszewski, classe 1982 da New York, è giunto la scorsa estate a Milano, andando ad occupare il ruolo di assistant-coach di Ettore Messina, per la sua prima esperienza nel Vecchio Continente. In precedenza, Bialaszewski ha mosso i primi passi nel 2005/06 come ‘video intern’ dei Cleveland Cavaliers; il suo girovagare l’ha portato a lavorare prima per i Sacramento Kings, poi per i New Orleans Pelicans, passando anche in G-League, ai Reno Bighorns. Dal 2012 al 2016 passa ai Los Angeles Lakers, dove vive le sue prime esperienze da assistant coach. Infine, nel triennio precedente il suo sbarco in Italia, Bialaszewski è stato Direttore Tecnico della NBA Academy in Australia.

Nella serata (italiana) di ieri, Bialaszewski è stato intervistato nientemeno che da Adrian Wojnarowski, per il suo podcast The Woj Pod. Non poteva mancare, chiaramente, una descrizione di come stia vivendo il lockdown in Italia, e il38enne newyorkese spende parole d’elogio per il nostro Paese: “Vivo qui a Milano con la mia famiglia, moglie e due figli; siamo ovviamente chiusi in casa tutto il tempo e facciamo di tutto per tenerci attivi. Almeno per ora, la città non è stata colpita dall’epidemia come il resto della regione“.

Già a fine gennaio, quando tornavamo dalle trasferte, in aeroporto ci misuravano la temperatura” – continua Bialaszewski – “Devo dire che qui in Italia stanno svolgendo un ottimo lavoro per fronteggiare questa emergenza, e lo dimostra anche il fatto che il campionato sia stato subito fermato. Qui il Coronavirus ha colpito duramente e in modo rapido, ma i provvedimenti del governo sono stati seguiti e vengono rispettati da tutti“.

Oltre al Coronavirus in Italia, con Wojnarowski Bialaszewski ha parlato molto anche di Kobe Bryant, tra le altre cose del rapporto che aveva creato con lui ai tempi dei Lakers. “La cosa che più mi ha colpito di Kobe era che non voleva assolutamente essere circondato da ‘Yes Man’. Attorno a lui non voleva ‘leccaculo’ o gente che dicesse solo quello che a lui avrebbe fatto piacere sentire. Lui voleva gente con personalità, con un proprio pensiero ed una propria opinione. Lo rispettavo tantissimo come persona“, aggiunge l’assistant coach di Messina.