Dopo l’annuncio su Instagram dell’addio al basket professionistico, Daniele Cavaliero è stato intervistato da Roberto Degrassi su “Il Piccolo”, spiegando il motivo del ritiro: “Si capisce che è arrivato il momento. Un amico mi ha trasmesso una frase della cultura giapponese che suggerisce di cercare la tranquillità nel sapere che tutte le cose cominciano e finiscono. Ma chiudere è difficilissimo. Si inizia a farsi domande che prima erano solo questioni teoriche. Io la vita l’ho spesa con un pallone sotto il braccio. Sogni, rinunce, quotidianità. Sempre nel segno del basket. E ci si chiede quale direzione da prendere, dove andare. Arrivare davvero alle mie colonne d’Èrcole”.

E adesso quali sono i suoi progetti per il futuro? “In tempi non sospetti avevo iniziato a parlare con la società del futuro, in queste settimane queste conversazioni sono diventate più assidue per vedere se c’è la possibilità di iniziare un nuovo percorso insieme. Ma in questo momento la priorità è dare una stabilità alla Pallacanestro Trieste”.

Se chiude gli occhi, Cavaliero sceglie un momento preciso della carriera: “Un momento dolce e amaro nello stesso tempo. Gara 3 contro Brindisi, playoff 2020/21. Mi trovo negli spogliatoi con Fernandez, Coronica, Da Ros, Bussani, Cerne, lo staff. Ho voluto dire qualche parola perchè sentivo che non sapevo cosa il futuro ci avrebbe regalato. Avevamo condiviso tanti momenti e avere accanto i miei tre “fratelli” Juan, Andrea e Teo era importante. Si chiudeva un rapporto da compagni di squadra, non quello umano naturalmente. Ci sentiamo ogni giorno, c’e una profonda amicizia. Capivamo quando uno di noi faceva fatica ed eravamo pronti a spenderci per aiutarlo, tiravamo il gruppo. “Una per il palazzetto” era il motto. Persone splendide. Sono felice di sapere che Fernandez sta affrontando con entusiasmo e gioia la sua nuova vita, sa darsi agli altri, mi mancano le sue risate, gli abbracci. Coronica è stato un capitano perfetto, un cuore gigante, fratello per sempre. Da Ros può sembrare burbero e riservato a chi non lo conosce ma ha un cuore grande da qui a Cantù”.

Infine qual è stata la vittoria più bella? “Mi vengono in mente soprattutto momenti. Successi e non solo. La promozione con Trieste. La Coppa Italia. All’Oaka di Atene con la Nazionale, a dover marcare Sloukas ma io volevo lavorarmi Spanoulis. I derby con la Fortitudo contro la Virtus a Bologna. I derby Trieste-Udine. Ivo Marie che mi mostra il giornaletto diffuso al Camera prima dell’incontro sottolineandomi che scrivono che il mismatch più penalizzante per Trieste riguarda i play. “Parlano di me e di te, Dani. Diamogli una dimostrazione” mi fa. Vinciamo”.

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