Intervistato da Linga Pagozzi sulla “Gazzetta di Reggio”, il capitano della UNAHOTELS Reggio Emilia Andrea Cinciarini ha fatto il punto innanzitutto sulla passata annata: “Non nego che la scorsa stagione è stata importantissima sia a livello personale sia di squadra. Per tre-quattro mesi siamo rimasti in otto e da febbraio in poi mi sono sobbarcato 40′ a gara. È stato qualcosa di grande raggiungere la doppia doppia in tutte le partite giocate e centrare la tripla doppia per due volte, oltre a tutte quelle sfiorate, ma non vivo con l’ossessione di ripetermi. Sono un professionista serio. Mi alimento bene, mi alleno d’estate. Ho sempre l’obiettivo di far meglio ma non vivo con questa ossessione. Per ripetermi, poi, dovrei star bene e dovrebbero intervenire anche altri fattori fra cui giocare sempre 40’”.

Cosa gli ha chiesto il coach Menetti? “Conosco bene Max ed è un piacere lavorare nuovamente con lui. Mi piace vedere come è cambiato, come professionista e come persona. Con lui è comunque un nuovo inizio visto che ha ampliato di molto il proprio bagaglio tecnico. Si è messo alla prova lontano da Reggio ed è tornato con idee diverse sulla pallacanestro. Lo vedo più maturo. Poi è quello di sempre come energia, come carica e nella sua voglia di farti stare in una grande famiglia che è poi il tratto distintivo di Reggio, assieme al far giocare i giovani come sta accadendo ora in preseason. A livello personale anche io sono cresciuto e Max mi ha visto come un uomo diverso. Sono diven tato papà e lo diventerò ancora (la piccola Virginia è attesa a fine mese, ndr). A livello tecnico è però ancora molto presto per darmi indicazioni. Per ora devo mettere in ritmo i compagni, far girare la squadra e quando c’è bisogno mettere la palla nel cesto”.

La preparazione procede per il verso giusto: “Sta andando bene, ovviamente. Ci stiamo conoscendo visto che la squadra è composta da giocatori dello scorso anno e un po’ da gente nuova. Per me il ritiro è sempre molto importante e la preseason pure: mi serve per conoscere i compagni, per capire come servirli, perché servirli, e per comprendere a fondo tutte le loro caratteristiche. In più mi sembrano tutte ottime persone ed è fondamentale avere in squadra brave persone oltre che bravi giocatori”.

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