Dopo una lunga esperienza con la Pallacanestro Molinella, conclusasi con la splendida cavalcata dello scorso anno, giunta fino alla storica promozione in C Gold Emilia Romagna, Matteo Baiocchi è ripartito da zero la scorsa estate, abbracciando la causa di una compagine conosciuta a livello regionale come il BSL San Lazzaro, in Serie C Silver Emilia Romagna. La redazione di Tuttobasket.net ha avuto il piacere di raggiungere telefonicamente coach Baiocchi, rivolgendogli delle domande sull’attualità del basket italiano e non solo.

Allora Matteo, entriamo subito nel vivo. Come stai e com’è andato questo lungo periodo di quarantena?

Mi ritengo fortunato in quanto ho un lavoro che, in questo periodo, non si è mai fermato. A parte il mese di marzo, quando con tutta la squadra siamo stati in quarantena volontaria, avendo avuto un ragazzo positivo al Coronavirus. Sinceramente, in questi mesi ho studiato molto, guardando ore ed ore di video e seguendo tanti corsi online sul basket e sul mondo dello sport in generale“.

Quali provvedimenti avete invece adottato con i giocatori?

Il primo mese ci siam preoccupati di far lavorare i ragazzi dal punto di vista atletico, con delle schede da seguire a livello individuale. Quando è stata ufficializzata la fine del campionato, e in aggiunta non si poteva nemmeno uscire di casa, abbiamo lo stesso continuato a mandar loro le schede del preparatore atletico; ma la situazione era di certo complicata. Non tutti hanno avuto l’opportunità di allenarsi in casa allo stesso modo, e per questo motivo abbiamo lasciato loro la possibilità di fare il massimo che potevano“.

Matteo, quale opinione ti sei fatto sulla scelta della Fip di porre fine anticipatamente alla stagione?

Penso che, di fronte ad una situazione simile, fosse l’unica scelta possibile. Il calcio è l’unico che può pensare di ripartire, essendo gli interessi economici di gran lunga superiori al basket e a tutto il resto. Io credo di essere stato l’ultimo a volersi fermare, sono andato avanti con gli allenamenti fino all’ultimo minuto che ne abbiamo avuto la possibilità. Ero arrabbiato, devo essere sincero, dispiaciuto; ma ho dovuto ricredermi su tutto, poiché alla fine i fatti hanno dimostrato che la scelta di dichiarare conclusi i campionati era la più corretta per tutelare la salute di tutti“.

Come e quando potrà ripartire il basket?

Come tutti gli altri sport di squadra, il basket dovrà ripartire a settembre. Se non sarà così, perderemo un sacco di atleti, soprattutto bambini e ragazzini che, se a settembre non potranno venire a giocare a pallacanestro, andranno sicuramente a fare qualcos’altro. A fronte di coloro che sono appassionati, una buona metà di bambini e ragazzini, se non potranno giocare a pallacanestro, vireranno verso sport individuali come il tennis, o comunque dove non c’è contatto fisico. Non è possibile attendere dicembre o gennaio per cominciare a lavorare in palestra, per il nostro sport sarebbe un autogol pazzesco.

Poi è chiaro che le decisioni non verranno prese da noi ma da chi di dovere, in base al numero di contagi e così via; ma è altrettanto evidente che tutti debbano fare sacrifici, prendersi dei rischi, altrimenti il nostro movimento subirà un colpo durissimo. I bambini, i ragazzini, non aspetteranno certo gennaio per riprendere l’attività fisica; e quelli che andresti a perdere ci vorranno anni per recuperarli. E questo è un rischio che il nostro sport, a livello nazionale, non può permettersi“.

La sensazione è che ai piani alti in pochi abbiano chiaro il quadro della situazione…

Beh, questo è quello che si avverte da marzo. Manifesto di tutto ciò è che al 21 maggio non ci sono ancora le linee guida per la ripresa dell’attività. A mio parere, non è tanto grave il fatto che non sappiamo ancora quando torneremo in campo, ma il fatto che non sappiamo come ripartiremo. Mancano ancora le D.O.A.R. e tutta una serie di indicazioni che per le società sono vitali per programmare un settore giovanile o una stagione della prima squadra. In questo momento, noi possiamo provare a programmare il futuro, ma senza quanto detto prima si fa tanta fatica. Non entro nel discorso degli ‘anni pari’ o ‘anni dispari’ per le giovanili, non ne ho la competenza. Ma la cosa più importante è prendere delle decisioni, delineare delle linee guida chiare per le società; poi tutto il resto verrà di conseguenza“.

Tra le tante proposte avanzate per la ripresa nella prossima stagione agonistica, c’è quella di spingere le squadre a fare una sorta di esame di coscienza, andandosi ad iscrivere al campionato più consono rispetto alle attuali condizioni economiche. Sei d’accordo?

La mia idea di base è di dare maggior senso al risultato sportivo. Ricoprendo il ruolo di allenatore, preferirei che il risultato sportivo venga poi consolidato in campo. Detto ciò, viviamo in un momento nel quale bisogna sempre fare i conti con la situazione economica e l’idea che ogni società si iscriva al campionato che può permettersi mi trova d’accordo. Penso sia l’unica soluzione che permetta al movimento di andare avanti.

Se questa è l’unica ipotesi disponibile per permettere la disputa dei campionati, allora ci si tappa il naso e si segue questa strada. Allo stesso tempo, ritengo che il vedere società che raggiungono categorie anche molto elevate senza aver mai vinto un campionato non faccia bene al nostro sport. La promozione è bella sul campo, festeggiandola, tagliando la retina e via dicendo. Salire di categoria perché altre squadre falliscono da un lato va bene, ma dall’altro, per me, è indice che il nostro mondo è malato“.

Passiamo alla tua squadra. Che stagione è stata, fino all’interruzione, per il BSL San Lazzaro?

Molto travagliata di certo. In poco più di metà stagione abbiamo avuto un menisco operato, un caso di mononucleosi e uno scafoide rotto; inoltre il gruppo era nuovo, non avendolo praticamente mai completamente a disposizione. Abbiamo fatto molta fatica a trovare continuità. A gennaio avevamo messo a posto un po’ le cose dal punto di vista numerico, prendendo due giocatori come Stevan Stojkov e Riccardo Grazzi; purtroppo Stevan s’è infortunato quasi subito. Ripeto, abbiamo faticato tanto nel trovare il ritmo e un’identità. Ciononostante stavamo lottando ed eravamo sicuramente nelle condizioni di poterci salvare. Eravamo da poco tornati ad allenarci in dieci, dodici, come eravamo riusciti a fare soltanto ad ottobre, per cui eravamo abbastanza fiduciosi di poter finire la stagione in crescendo“.

Come vedi il futuro della BSL San Lazzaro? Anche e soprattutto in base alla congiuntura creata dal COVID-19.

Allora, pur essendo qui da meno di un anno, ho trovato una famiglia di persone davvero competenti. Credo che la qualità delle persone e degli allenatori presenti in questa società consentirà di reggere il colpo di questa pandemia. Secondo me si ripartirà con tanta consapevolezza sulle qualità che ci sono in questa organizzazione. Purtroppo ci sarà da lottare con iscrizioni ed altre cose; ma, una volta che torneremo all’opera, se a queste persone verrà permesso di lavorare come sanno, allora i risultati arriveranno di certo“.

Concludiamo, Matteo, con The Last Dance.

Un qualcosa di clamoroso. Negli anni ’90 mi alzavo di notte per vedere le partite della NBA e, grazie a The Last Dance, ho rivissuto l’epoca che mi ha fatto innamorare della pallacanestro. L’NBA di quel decennio, gli anni ’90, era di un livello stratosferico. Infatti, la cosa che più mi balza agli occhi è che Michael Jordan era ovviamente un fenomeno, ma aveva tanti avversari fortissimi; dai primi del decennio con Larry Bird, Magic Johnson ed Isiah Thomas, agli anni successivi con gente come John Stockton, Karl Malone e Gary Payton. Ed MJ li ha messi tutti in fila. In generale mi sono emozionato tanto, essendo quelli gli anni dove praticamente vivevo e mangiavo pallacanestro.

Credo che uno come Jordan non nascerà più. Se tutti i top player attuali hanno questa risonanza nel mondo, è perché il #23 ha creato lo status del giocatore NBA; c’è un prima ed un dopo Michael Jordan. Se la NBA è quello che è ora, lo stesso per i giocatori, è perchè Jordan non ha aperto una porta, ma ha tirato giù un muro, mettendo la Lega e la pallacanestro nelle case di tutto il mondo. Tornando a The Last Dance, è un prodotto che, se uno ha un minimo interesse per lo sport, a prescindere dal fatto che la pallacanestro gli piaccia o meno, emoziona. È la storia di uno sportivo tra i migliori nella storia; a ragione si dice che Jordan sia paragonabile solo a Muhammad Ali per come ha cambiato lo stato delle cose“.

Ringraziamo per la disponibilità coach Matteo Baiocchi e la società BSL San Lazzaro.