Appena firmato dalla Virtus Bologna Mario Chalmers ha già stabilito un record: essere l’unico giocatore straniero in Italia ad aver vinto Nba ed Ncaa. Ma più di questo per il giocatore americano che ha giocato con leggende del calibro di James e Wade, quest’avventura in Italia ha il sapore di rivincita. Dopo un gravissimo infortunio al tendine d’Achille e i suoi tanti problemi con il GM di Memphis Wallace, Chalmers è alle V nere per riscrivere la storia e per garantire alla squadra di Sacripanti ciò che serve per vincere tutto quello che si può vincere, perché con un giocatore così vincente come Mario Chalmers, nulla è impossibile. Molte le parole del giocatore nativo dell’Alaska, presenti nell’inserto Time Out, realizzato dalla Gazzetta dello Sport.
Le sue origini e i suoi inizi
“Sì perché mio padre Ronnie e mamma Almerie, da cui deriva il mio nome di origini ispaniche, sono nativi del North Carolina. Mio padre, sergente dell’Air Force, si è spostato molto per motivi di servizio facendo tappa anche ad Anchorage dove sono nato e cresciuto fino ai tempi del liceo. Mamma ha giocato al college, è stata lei il mio primo coach. Poi è subentrato mio padre, buon giocatore a livello amatoriale. Insomma, è un fatto di famiglia. Ma il mio mentore è stato Trajan Langdon (ex Treviso), anch’egli prodotto di Alaska, da cui ho appreso l’arte del playmaking”.
Sulla lite con LeBron James
“Siamo entrambi due giocatori competitivi, quella volta la troppa adrenalina ci portò allo scontro. Ma non ci furono strascichi tra noi. Anzi, siamo molto amici, lo considero un fratello maggiore e venendo a Bologna gli ho postato un fotomontaggio che ci ritrae insieme a Wade in maglia Segafredo. LeBron ha gradito”.
Sul gioco con Wade e LeBron
“Nessuna pressione, passavo a chi di loro due era più libero per ricevere e tirare. E nessuno di loro ha preteso un trattamento di privilegio a scapito dell’altro”.
L’importanza di aver vinto due titoli Nba
“Non porto gli anelli alle dita, mi basta il loro valore sportivo. Con quei titoli ho toccato il top della mia carriera”.
I problemi dopo il grave infortunio
“Più che altro ho dovuto battere i pregiudizi e le voci maligne che mi davano per finito. Ho lavorato tanto per recuperare e ce l’ho fatta”.
La scelta europea e italiana
“Volevo una chance per tornare in campo e dimostrare che sono ancora un giocatore vero. Ho cambiato agente e subito ho trovato lavoro. Langdon mi ha caldeggiato questa soluzione, poi ho sentito anche Curtis Jerrells che me ne ha parlato bene. So che alla Virtus hanno giocato Sugar Richardson e Manu Ginobili. E l’approccio coi tifosi è stato positivo”.
Obiettivi in maglia Virtus Bologna
“Ho vinto tre titoli, sono venuto per vincere ancora. La lega e la coppa, perché no?”.