Sono giornate di presentazioni in casa Olimpia Milano. Nella giornata di ieri, il general manager Christos Stavropoulos ha presentato alla stampa altri due colpi della compagine meneghina, vale a dire Shavon Shield e Kevin Punter. Riportiamo di seguito le parole dei due giocatori, come riportate dai comunicati dell’Ufficio Stampa Olimpia Milano, a cominciare dal 26enne ex Baskonia.

Quando vuoi aiutare la tua squadra, devi essere in grado di dare il massimo. Qui all’Olimpia, con il roster che abbiamo, penso non sia necessario sempre quel tipo di sforzo, un giorno potrebbe essere Punter, un altro Delaney o Rodriguez, possiamo in pratica scorrere tutto il roster. Un giorno può essere che serva difendere, un altro eseguire il passaggio corretto. Io farò quello che serve per vincere, mi concentrerò su quello”, spiega Shields.

Ha già alle spalle esperienze significative, ha vinto, ma è ancora giovane, nel pieno della maturità agonistica. credo che potrà darci molto” dice Stavropoulos “Sono felice di essere qui, ma soprattutto sono felice di potermi allenare, conoscere allenatore e compagni, anche le partite cominciano ad essere vicine, così sono contento di mettermi al lavoro”, aggiunge l’ex tra le altre di Trento.

LA DIFFERENZA RISPETTO A TRENTO – “Sono stato via dall’Italia due anni e nel frattempo ho fatto esperienza in Spagna, ho giocato in EuroLeague. Penso che la differenza maggiore derivi dall’esperienza maturata giocando ai più alti livelli europei”.

GIOCARE IN UNA “BOLLA” – “Con tutto quello che sta succedendo ci sono molte più regole, quello che puoi fare, la sanificazione, venire testato ogni giorno, ma dopo un po’ di adattamento diventa tutto familiare, normale, come indossare una maschera. Giocare senza tifosi è differente per una o due partite, poi ci si abitua. Alla fine ti adatti poi diventa normale”.

LA SCELTA DI MILANO – “Tutto è partito con Coach Messina, la sua visione, la voglia di costruire qualcosa di importante di cui voglio fare parte. E adesso voglio aiutare la squadra a vincere”.

IL RUOLO – “Giocavo da ala forte nel mio anno da rookie a Francoforte, poi quando sono venuto a Trento mi hanno spostato nel ruolo di guardia. E’ stata un’esperienza formativa, un adattamento, mi hanno aiutato in tante situazioni a crescere come giocatore e per questo li ringrazierò sempre”.

NON ESSERE SCELTO – “E’ stato deludente, quando cresci sogni di giocare nella NBA specialmente provenendo dagli Stati Uniti. Ma ho preso subito la decisione di venire in Europa, cercare di diventare il miglior giocatore che posso essere e vincere. Alla fine, l’obiettivo resta vincere, non importa dove”.

La parola passa poi a Kevin Punter, ex della Virtus Bologna e lo scorso anno alla Stella Rossa di Belgrado. “I primi giorni sono andati bene, ma guardiamo già al futuro, alla prossima settimana, quando ci saranno nuovi giocatori disponibili. Per ora vedo solo cose positive, non vedo l’ora di conoscere gli altri compagni sul campo”, dice KP.

QUANTO E’ MIGLIORATO – “Imparo ogni giorno, studio il gioco, ho cercato di capire meglio il ritmo. Guardando le partite di EuroLeague quando ero a Bologna e ho cercato di capire quando tirare o non tirare, quando passare o non passare. Sono i piccoli dettagli a fare la differenza”.

IL RENDIMENTO A BELGRADO – “Ho studiato tanto. Ho lavorato duro. Per me l’aggiustamento più importante è stato leggere e capire il gioco di più fuori dal campo. Questo è il motivo per cui mi avete visto eccellere, rallentare, sentirmi più a mio agio. E’ tutto qui”.

LA SCELTA DI MILANO – “Ho parlato diverse volte con Coach Messina. Per me l’obiettivo numero uno è vincere. Tutto quello che voglio fare è vincere. Vedendo il roster che abbiamo assemblato, credo che qui ci sia davvero la possibilità di farlo. E per me ci sarà anche la possibilità di imparare da giocatori vincenti. Conoscerli dentro e fuori del campo. Questo è estremamente attraente per me”.

CON PUBBLICO O NO – “Se guardi come gioco, non ho mai prestato tanta attenzione al pubblico, sono concentrato sul gioco al 100%. Capisco che sarebbe diverso, ma in termini di concentrazione non cambierà nulla. Il pubblico non influisce sul mio gioco”.

L’ADATTAMENTO ALL’OLIMPIA – “Continuerò a essere me stesso, il Coach mi permetterà di essere me stesso, cercherò solo di entrare in sintonia con tutti. Non andrò in campo pensando che sono o meno il giocatore di riferimento, non sono così, giocherò per la squadra e la aiuterò a vincere”.

UNDRAFTED – “E’ una sfida, quando finisci il college quello che puoi fare non è pensare se sarai scelto o meno, ma cercare di migliorare, che questo avvenga negli Stati Uniti o in Europa. Io ho deciso di venire qui perché mi sono reso conto che era il posto in cui avrei potuto imparare di più. Questo è il motivo per cui sono venuto in Europa, a sviluppare il mio gioco, diventare migliore”.