Aaron Craft, giocatore dell’Aquila Basket Trento almeno fino a giugno, quando poi appenderà le scarpette al chiodo per studiare medicina presso l’università di Ohio State, ha rilasciato una lunga intervista al portale statunitense The Ringer.

Craft comincia dall’inizio della pandemia, con la decisione di non tornare subito negli States: “Innanzitutto non pensavamo fosse sicuro per il nostro bimbo di 13 mesi viaggiare in mezzo ad un caos simile. Poi in quella fase ero ancora obbligato dal contratto a rimanere in Italia. Se fossi partito senza avere la possibilità di tornare avrei perso il resto del contratto e dello stipendio. Non ne valeva la pena“.

Con il peggiorare della situazione (Craft racconta anche di come più volte la moglie sia stata fermata dalle forze dell’ordine mentre faceva jogging ed invitata a rincasare), ecco la decisione di tornare negli States, con un volo da Roma a New York il 28 marzo, con seguente imbarco su un altro aereo per Detroit. “Abbiamo deciso di andar via e di contare solo sulle nostre forze. Nel caso sarei dovuto tornare in Italia, l’avrei fatto da solo, senza la mia famiglia“, commenta il 29enne di Findlay, Ohio.

Con la cancellazione di tanti campionati in giro per il mondo e tutti gli altri sospesi, NBA compresa, Craft esprime preoccupazione per quel che si troveranno a dover affrontare nei prossimi mesi i suoi futuri ex-colleghi: “Il prossimo anno i contratti saranno terrificanti, a meno che tu non abbia avuto la fortuna di aver firmato l’anno precedente. Sinceramente non invidio chi dovrà prendere determinate decisioni nel prossimo futuro“.