Con il campionato 2019/20 fermato dalla Fip definitivamente, a causa della pandemia da COVID-19, il basket s’interroga sui suoi problemi e sul futuro, che appare quantomai incerto e complicato. Il Presidente di LBA, Umberto Gandini, ha rilasciato un’intervista a Flavio Vanetti del Corriere della Sera, nella quale ha toccato vari argomenti all’ordine del giorno.

A cominciare dal numero di stranieri nelle nostre squadre e, di conseguenza, all’utilizzo dei nostri giovani: “Non abbiamo ancora un progetto sul tavolo, per quel che riguarda il numero di stranieri. Ma è ormai tempo di ragionarvi su senza pregiudizi, per capire dove andare. La definisco una missione“, commenta Gandini.

Sugli italiani capisco assolutamente la Federazione, con cui le relazioni sono ottime. Ma a mio modo di vedere la discussione deve centrarsi soprattutto sul minutaggio concesso ai nostri ragazzi” – aggiunge – “Sul format delle squadre, la domanda è quale sia il giusto mix tra italiani e stranieri? Ultimo appunto. Secondo me sarebbe giusto premiare chi usa gli under 22, piuttosto che chi ricorre agli under 25“.

Gandini non vuole assolutamente una Serie A livellata verso il basso: “Nel massimo campionato devono esserci i migliori giocatori, italiani inclusi. Va però fatta una riflessione. I nostri giovani vincono a livello internazionale, ma poi spesso non fanno il salto di qualità. Altri campionati dovranno allora servire per lavorare su di loro“.

Si è parlato nelle ultime settimane di un possibile ritorno al dilettantismo per il basket: “Probabilmente questo è il momento giusto per parlare di un abbandono del professionismo” – spiega il Presidente di LBA – “Spero che il ministro Spadafora valuti questa opzione. Il basket paga un prezzo elevato a fronte dei pochi vantaggi che riceve dal professionismo“.

Per quanto riguarda una ripresa delle attività a porte chiuse il prossimo autunno, secondo Gandini dev’essere una misura temporanea: “La ripresa a porte chiuse sarebbe gestibile solo per un periodo limitato, e potremmo usarlo per una Supercoppa con cui celebrare i 50 anni della Lega. Il torneo sarebbe un precampionato centralizzato. Il collasso finanziario? Non è vicino, ma se giocheremo a porte chiuse ci sarà un danno da 45 milioni. Ciò comporterebbe inevitabilmente profonde riflessioni“.

Chiusura dedicata ai contratti TV, tema sul quale Gandini è categorico: “Io non voglio inseguire la TV in chiaro. In Italia non sono molti quelli che seguono la NBA in TV, ma sono tanti quelli che la conoscono. Dobbiamo sganciarci da vecchi concetti. Si dice che avere il basket in chiaro ne accrescerebbe la popolarità ma, per me, questo sarebbe più che altro proselitismo, e dubito che serva sul piano commerciale. Oggi chi paga è la pay-tv e la vera TV in chiaro è Facebook, che aggancia i giovani, il nostro bersaglio“.