Serie B – Abbiamo raggiunto Francesco Faragalli, playmaker della Valsesia Basket. Questo è stato il suo sesto campionato cadetto. Francesco ci ha raccontato la sua storia con la palla a spicchi tra le mani e i suoi progetti.

Un’esperienza lunghissima con la casacca della Luiss in serie B. da capitano. I sacrifici fatti per studiare e giocare contemporaneamente e la conseguente volontà di non lasciare le lauree in Economics & Business e in Menagement nel cassetto. Questo e tanto altro nelle scarpe di Francesco. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia e i suoi progetti futuri, è venuta fuori una piacevole chiacchierata che vi mostriamo in esclusiva.

Faragalli è un playmaker puro di 178cm, figlio del preparatore atletico della squadra della sua città, Teramo, lo ha seguito anche nelle successive destinazione con la palla a spicchi tra le mani, lo sguardo a canestro e il sogno di diventare un cestista. Con il tempo qualcosa è cambiato ma la sua voglia e la sua grinta sul campo sono ancora lì a fare la differenza, così come i video di Michael Jordan, visti e rivisti da piccolo con l’obiettivo di diventare un giorno come lui.

Come ti trovi in Valsesia? “Con la società molto bene. Purtroppo ho subito nel pre-campionato uno stiramento che mi sono portato a lungo; sono tornato alla quarta giornata e ho avuto una ricaduta. Quando ti fai male nel pre-campionato la stagione è segnata, sono stato costretto a partire già in rincorsa. Poi nel momento in cui sono tornato in condizione e anche la squadra iniziava a girare… si è fermato tutto. É stato un anno sfortunato!”

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Ora ti curi con tuo papà preparatore? “Sono rientrato a piano organico a novembre, continuo comunque a lavorare e cercare di smaltire del tutto. Un infortunio del genere ti impone di gestirti, dovevo limitarmi. Ora sto meglio.”

Facciamo un passo indietro. Com’è il rapporto con i tuoi ex compagni della Luiss? La tua è stata un’esperienza importante… “Rapporto fantastico, un gruppo pazzesco. Siamo grandissimi amici e continuiamo a tenerci in contatto. La forza della Luiss è e sarà sempre il gruppo.”

Sei passato da un gruppo consolidato e con cui giocavi da anni, ad una squadra nuova che non conoscevi per niente. Il tutto passando da Roma ad un piccolo paesino di montagna di quasi 13.000 anime. Ci racconti questo passaggio? “Non è stato molto difficile. Ero abituato alla Dual Carreer (studio e gioco), per la Luiss è importante lo studio come il basket, in più vivevo in una città fantastica come Roma, sono stato un privilegiato. Successivamente ho fatto una scelta: andare a giocare in una squadra come Valsesia, in serie B, che mi permetteva anche di poter lavorare. Ho continuato a giocare e a lavorare per la Gessi. Sono state due cose parallele che sono riuscito ad incastrare. Dopo la Luiss volevo continuare la Dual Carreer e non lasciare la laurea nel cassetto. Ho avuto questa possibilità e l’ho colta. Ho avuto difficoltà perchè la Luiss ti aiuta a studiare, Valsesia è una squadra professionistica in cui non è previsto il tempo per fare altro. Conciliare due allenamenti al giorno con il lavoro non è stato semplice ma è stata un’esperienza fantastica che porterò sempre con me.”

Hai scelto prima la squadra o prima l’azienda? “Ho parlato con il mio procuratore della nuova squadra, poi ho visto le opportunità che c’erano nelle vicinanze. Quando sono stato preso a lavorare per l’azienda ho chiuso anche il contratto con la squadra.” Quindi il tuo sembra un progetto a lungo termine a Borgoesia. “No, è stato tutto bellissimo ma passare da Roma a Valsesia è stato difficile. In più avendo così tanti impegni non c’era tempo per andare a cena con gli amici o per fare una passeggiata. Con l’emergenza sanitaria ho deciso di interrompere il rapporto con l’azienda e mi trovo in una fase transitoria. Sto lavorando a dei progetti ma non so cosa mi riserverà il futuro.”

In NBA i giovani giocatori si dichiarano eleggibili al Draft. Dopo sei anni di Serie B, ti senti pronto per fare il grande salto in una serie maggiore? “Assolutamente no. Conosco i miei mezzi, analizzando tutto il mio percorso non riuscirei a reggere il salto. Il passaggio dalla serie B all’A2 è troppo impegnativo. Da piccolo avevo quest’ambizione, magari non da protagonista, ora non me la sento e ho fatto scelte diverse: con il passare degli anni sto dando sempre più spazio al lato formativo e meno a quello cestistico.”

Rimaniamo negli USA. Sei un grande appassionato di Michael Jordan ti chiedo la tua opinione su “The Last Dance”. “Bellissimo, lo sto vendo ed è davvero emozionante. Quella squadra e la persona di Michael Jordan sarà per sempre un emblema del nostro sport. Il mio più grande punto di forza come giocatore era la cattiveria agonistica che ho sviluppato studiando MJ. Sono sempre stato un giocatore con quest’attitudine, ora un po’l’ho persa.” A 4 anni conoscevi tutte le battute di Michael in “Space Jam”, cosa ti aspetti da “Space Jam 2”? Farò fatica a guardarlo, anche se sono un tifoso di LeBron, i Looney Tuns sono solo con Michael, non penso di riuscire ad associarli ad altri giocatori. É stato un cartone così emblematico che non riesco ad immaginare con un protagonista diverso, poi Michael era un’icona nello sport e nel mondo mentre LeBron lo è solo per il basket. Sicuramente emozionerà i piccoli come il primo ha emozionato noi tanti anni fa, per noi più romantici sarà dura.”

FOTO: Giorgia Torta